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Trump e dazi? Il potere logora chi torna ad averlo. Meloni in missione negli Usa per metterci una “toppa”

Il presidente americano dà l’impressione di voler a tutti i costi passare alla Storia, ma il rischio è quello di una “guerra” economica mondiale

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La guerra dei dazi
Photo: Shutterstock

Quando il potere logora soprattutto chi torna ad averlo. Dal vecchio concetto andreottiano ad oggi, quello che appare è un concetto totalmente ribaltato. Perché aldilà di scenari e motivazioni ufficiali, ufficiose e anche strumentali, dietro questo colpo di teatro dei dazi – come se attraverso il viaggio nel multiverso si fosse tornati ai tempi degli scambi commerciali al Pireo dell’antica Grecia – di certo c’è quella incontenibile voglia di passare in qualche modo alla Storia, costi quel che costi. Senza pensare agli effetti devastanti su mercati, posti di lavoro, prospettive.

In uno scenario arricchito, tra l’altro, di guerre che con qualche parola di troppo potrebbero accendere la scintilla mondiale e che, quindi, vengono sventolate come incubo utile a tenere sotto pressione tutti i Paesi civili e non, è chiaro che dopo il Purgatorio post sconfitta nella corsa per la Casa Bianca – con lo sgambetto del fragile Biden – il presidente Usa Donald Trump sembra quasi un toro ferito che torna per incornare e farsi notare.

Per proporsi come mediatore per la pace sia in Ucraina che sulla striscia di Gaza e poi aprire, a sorpresa, una guerra che colpisce più violentemente di quella coi missili a testata nucleare: la guerra dei dazi. Di punto in bianco, non richiesta, in grado di sorprendere tutti. Anche chi, come Elon Musk, si era apertamente schierato con lui mettendoci la faccia e non solo. Anche chi, in Europa, ha comunque cercato un rapporto necessario per gli equilibri del mondo.

E adesso, la verità è che per un’inaccettabile mancanza di rispetto nei confronti della civiltà, delle persone, dei sistemi economici – pur sbagliati o ricchi di distorsioni – che tengono in piedi le regole di convivenza mondiale, c’è il rischio di far affondare economie, imprese, stipendi, posti di lavoro, con una semplice lavagnetta e percentuali di incrementi sparate a caso per dare il senso di una linea dura dopo le fregature subìte per colpa di tutti gli altri Stati.

“Il presidente Trump paga la voglia di riscatto e di esibizionismo per passare alla Storia”

Ed ecco che la premier italiana Giorgia Meloni, mentre la Ue grida all’armamento e ai kit di sicurezza, annuncia e porta avanti una doppia via da seguire: pensare ad aiuti alle imprese, se si renderà necessario, e, nel frattempo, tentare la strada estrema ma necessaria del dialogo ma volando al più presto proprio a Washington, a casa di Donald Trump.  Una mossa che, ci tiene a ribadire la presidente del Consiglio, non vuole essere una fuga in avanti solitaria dell’Italia.

L’appuntamento alla Casa Bianca potrebbe essere confermato a breve e dovrebbe essere fissato all’inizio della prossima settimana, prima del viaggio a Roma del vicepresidente americano Jd Vance. Un appuntamento per due, Meloni e Trump, cercando di ricondurre alla ragione il presidente americano spinto dalla voglia di strafare e di rendere giustizia agli Stati Uniti anche laddove ingiustizia non c’è (chiamiamolo libero mercato internazionale).

 

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