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Calcio folle: da lustrini, milioni e paillettes della serie A ai piccoli artigiani pedatori della serie C

E’ un calcio marcio quello che lascia stridere l’effetto lustrini e paillettes della Serie A con il mestiere pedatorio degli artigiani di serie C, quelli che devono ancora andare in campo per arrivare a fine mese o poco più.
Da una parte investimenti multimilionari che vanno inevitabilmente ad affossare i bilanci di quelle che sono delle valvole di sfogo finanziario per investitori di tutto il mondo, con l’assurdità di cambi di proprietà sempre più frequenti e repentini, per un calcio multilingue e che corre ormai a ritmi frustranti ed eccessivi. Coniugati con il polpettone del calcio frantumato e frazionato durante tutta la settimana, tanto da mettere in difficoltà anche i sostenitori più accaniti. E anche gli stessi calciatori che non hanno ormai più neanche il tempo per una giornata di riposo, di stacco dal tran tran inarrestabile della pedata quotidiana.
Tutto questo mentre, molto più in basso, quasi sottotraccia, c’è chi vive negli inferi della serie C dove si lotta, si corre e si tira in porta per guadagnarsi la pagnotta tra calci e spintoni condivisi senza la complicità del Var (perché perdere tempo a verificare?). Una sorta di “girone” (anzi, 3 gironi) degli impotenti da Inferno dantesco dove tutti cercano di risalire, sgomitando e pregando, per cercare di evitare di uscire fuori dal professionismo e dedicarsi alla famiglie e alle partitelle quasi di quartiere. Il pallone è lo stesso, ma tutto il resto è una sempre più inaccettabile distaccamento dalla normalità, in un senso e nell’altro. Dal paradiso ultramilionario all’inferno dove si cerca di non sprofondare per continuare a campare col pallone e un segno della croce.
